Lungo la strada ripidissima che da Piazza della Repubblica porta a Piazzale Roma (via Raffaello) si trova sul lato sinistro la Casa natale di Raffaello. Tipica dimora borghese rinascimentale, semplice e decorosa, vi nacque Raffaello Sanzio il 6 aprile 1483, ove ricevette dal padre Giovanni Santi, anch’egli pittore affermato, i primi insegnamenti artistici. A Urbino Raffaello ha “imparato la divina proporzione degli ingegni, soprattutto ha imparato il valore della filosofia, della dignità da dare al suo lavoro di pittore” (Carlo Bo, 1984). Dunque Raffaello ha contratto con Urbino una sorta di debito-continua Carlo Bo- che ha abbondantemente ripagato nel corso dei secoli: il nome della città è rimasto associato a quello del suo figlio più illustre ed il luogo di nascita è rimasto esaltato come simbolo della civiltà del Rinascimento.
Con la morte di Raffaello, avvenuta a Roma il venerdì santo 6 aprile 1520, la casa passò agli eredi (Ciarla e Vagnini) che se la divisero fra loro. Dopo alterni passaggi, l’architetto urbinate Muzio Oddi, che abitava lì accanto, il 27 settembre 1635 acquistò una parte dell’antica abitazione dei Santi e precisamente quella dove la tradizione vuole sia nato Raffaello. Fu lui a restaurare l’edificio accorpandolo alla propria abitazione e ad apporre sulla facciata la bella iscrizione latina con l’aggiunta di un distico del Bembo, che ancora oggi possiamo leggere.
Dopo alterne vicende la casa venne acquisita nel 1873 dall’Accademia Raffaello che, grazie ad una pubblica sottoscrizione ed al generoso contributo del nobile londinese John Morris Moore, vi pose la propria sede e ne divenne gelosa custode. All’interesse dell’Accademia si deve il restauro dello storico edificio, realizzato dalla Soprintendenza ai Monumenti delle Marche negli anni 1949-50 e 1956-57, che ha portato al recupero di suggestivi ambienti, come la bottega di Giovanni Santi o il cortiletto. Grazie all’interesse dell’Accademia Raffaello (istituzione nata nel 1869 su iniziativa del conte urbinate Pompeo Gherardi), la casa si è arricchita nel tempo di numerose opere d’arte, frutto della generosa collaborazione di privati cittadini e di pubbliche Istituzioni: al suo interno sono ora esposti dipinti, sculture, ceramiche, arredi lignei, ecc. Alcuni di questi oggetti sono strettamente connessi a Raffaello (copie di suoi dipinti, bozzetti per il suo monumento, omaggi di altri artisti al Pittore, ecc.); altri sono a documentazione della ricca storia urbinate in campo artistico, civile e religioso (numerosi sono i ritratti di urbinati illustri); altri, infine, costituiscono diretta testimonianza del mito che in varie epoche ha accompagnato la figura di Raffaello.
La casa è composta di due corpi congiunti; ad un primo nucleo fu unito quello più grande di destra, acquistato nel 1460 dal nonno di Raffaello, Sante di Peruzzolo da Colbordolo. A sinistra dell’ingresso principale, vi è la bottega di Giovanni Santi, oggi adibita a galleria d’arte. Nella stanza natale di Raffaello possiamo ammirare la Madonna con Bambino, affresco attribuito alla mano del sommo pittore, giovanissimo; l’affresco rappresenta la Vergine, di profilo (col Bambino dormiente) seduta dinnanzi a un leggio, assorta nella lettura.
La sala principale della casa denominata “Giovanni Santi”, per le opere del pittore ivi esposte, tra cui l’Annunciazione (dipinta tra il 1489 e il 1490), è il tipico ambiente di ricevimento delle dimore signorili urbinati del Quattro-Cinquecento col soffitto ligneo a cassettoni, e due eleganti finestre fornite del tipico “sedile urbinate”, a imitazione di quelle ideate per il Palazzo Ducale. L’arredo, come in gran parte delle altre sale, è realizzato con mobili di varie epoche. Parte di essi proviene dal Palazzo Ducale nell’allestimento curato da Luigi Serra (1915-1930).
Il cortile della casa si apre al primo piano dell’edificio, ciò è reso possibile dalla sua disposizione a monte, ossia esso è stato aperto sopra un ripiano scavato nel fianco del ripido colle retrostante la facciata della casa. Nel cortile, ottenuto dall’unione delle due dimore dopo il matrimonio tra Giovanni Santi e Màgia Ciarla, si svolgeva gran parte della vita domestica e quella lavorativa del pittore.