L’edificio sacro conserva ancora la sua struttura originaria e la decorazione pittorica che l’impreziosisce.
Sede dell’omonima Confraternita alla quale, nella prima metà dell’Ottocento, si è unita quella di Sant’Antonio Abate e San Giacomo Apostolo.
L’edificio venne eretto nel luogo ove esisteva un antico ospizio per infermi e pellegrini, gestito dai primi confratelli della Compagnia e legato anche alla presenza del Beato Pietro Spagnoli che vi mori nel 1415. La costruzione dell’Oratorio venne concessa il 25 maggio 1365 dal Capitolo Lateranense all’urbinate Finello Ugolini e dovette compiersi entro la fine del secolo, come riporta una Bolla conservata nell’ archivio della Confraternita datata il 23 ottobre 1393 facciata oratorio.
Questo Oratorio venne aggregato alla Basilica Lateranense nel 1599 e all’Ordine della SS. Trinità di Roma il 4 marzo 1651.
La facciata della chiesa, frutto di un restauro del 1900, in stile gotico, è opera eseguita su disegno dell’urbinate Diomede Catalucci.
Nella lunetta del portale appare l’Agnello, simbolo del Santo titolare.
Nella parte alta della facciata sono applicate due formelle in pietra, quella di sinistra reca il monogramma ”TS“, simbolo della confraternita di Sant’Antonio Abate, quella di destra l’ombrello basilicale e le chiavi, simboli del Capitolo Lateranense.
L’interno è ad aula unica coperto dal caratteristico soffitto ligneo a carena di nave. Le pareti sono tutte affrescate: ai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni di San Severino Marche, si deve la maggior parte della decorazione pittorica, che costituisce uno dei complessi più significativi del Gotico Internazionale dell’Italia centrale.
I fratelli Salimbeni hanno realizzato un’opera contraddistinta da una raffinata narrazione, nella quale viene privilegiata una moderna e attenta cura dei particolari, da un lato con le illustrazioni delle vicende della vita del Battista, che occupano per intero la parte destra della chiesa, nonchè con la maestosa Crocifissione dipinta sulla parete dietro l’altare.
L’arte dei Salimbeni è mirabile anche nell’ uso dei colori e nella rappresentazione minuziosa dei personaggi e delle ambientazioni. Gli affreschi dei fratelli Salimbeni, continuati dal pittore contemporaneo Antonio Alberti da Ferrara, sono ancora oggi una vera scoperta per chi ama l’arte, un’esperienza sconvolgente nella Capitale del Rinascimento.